Spiccano nel verde, affollano il parco, tendono le membra, spiano nel nulla, urlano senza tuono, capelli drizzati, bocche spalancate: le figure di Mariano Fuga – in attesa dello spettacolo e dei suoi testimoni. Giocose, allegre, assurde, innocenti, vivaci, in miracoloso equilibrio, su gambe tonde, in cima a colonne raffinate, pronte ad esibire la loro coreografia poetica tra favola e follia. Immersi nell’ambiente incantevole del Giardino Heller come se avessero sempre cercato proprio questo luogo per la loro unica e magica manifestazione – in piena armonia con la natura circostante.
Bambini o adulti, costumi colorati, calzoncini e bretelle, coraggiosi e ispirati, pronti per muovere, per dinamica, bloccati ed irrigiditi dalle mani dell’artista fermando il tempo. La loro squadra rispecchia con ironia e ilarità la “condition humaine” – l’autoinganno dell’essere umano che si riempie il vuoto, il dubbio, la paura, il silenzio con attività, azione e rumore, con l’acrobazia della vita quotidiana. Intanto loro ci osservano, in sospeso, muti.
Mariano Fuga (nato nel 1948 a Nove) ha fatto la sua scelta: dopo l’Istituto d’Arte, dopo l’Accademia di Belle Arti a Venezia e lo studio con Alberto Viani, dopo contestazioni e rotture, dopo il discorso gestuale/informale o malgrado e nello stesso tempo, trovò il suo paradiso sul Lago di Garda e sviluppò una specie di sintesi della sua ricerca personale che si conclude con la creazione della sua “compagnia”, i fantastici attori del suo “teatro mondi”. Essi non sono di questa realtà, ma nascono da un cosmo “fughiano” di fronte alle sponde del lago amato, dove ogni momento offre sempre più meravigliose sfumature.
Ecco una ragione per lo stupore dei tuffatori e funamboli e la loro voglia di buttarsi, di volare, di raggiungere il cielo o la terra in questo paradiso.
Fuga, nel panorama della ceramica italiana, rappresenta la tendenza figurativa e narrativa, forse possiamo dire, in rapporto stretto, anche se lontano nel tempo, con scultori di fama internazionale quali sono Arturo Martini e Marino Marini che gli ispiravano e nutrivano la sua strada artistica.
Un terzo dal quale accettava l’impulso è Fausto Melotti, e così i cavalieri, tuffatori, omini e fanciulle di Fuga
riuniscono un complesso discorso intorno all’immaginazione simbolico-surreale.
Mariano Fuga – ormai naturalizzato sul Garda – gira tra i suoi protagonisti e sorride perché solo lui conosce il loro segreto.

Ellen Maurer Zilioli